mercoledì 21 marzo 2007

Vita in campagna





E’ arrivato un gran freddo, vento e pioggia e grandine. Oggi è già un po’ meglio, ma ieri è stata una giornata davvero tremenda. E verso l’Amiata, ma già in basso a Monticello, c’è la neve.
E giusto ieri mattina mi è venuto un dubbio atroce, sono andata a controllare l’indicatore del serbatoio di GPL e ho visto che segnava zero spaccato. Ho spento subito il riscaldamento, che ancora funzionava, perché se si vuotano completamente le tubature, come è già successo, quando poi il GPL arriva e riaccendo, la caldaia va continuamente in blocco, causa bolle di aria. E dunque da ieri niente riscaldamento. Ho chiamato subito il mio fornitore, che sta a Grosseto, e mi ha promesso che mi avrebbe rifornito al più presto. Che è una formula rassicurante ma piuttosto vaga.
Nel frattempo avrei voluto accendere il caminetto, ma durante la notte il vento aveva strappato e portato via il telone che copre la legna, che dunque era in gran parte bagnata causa pioggia. Ci ho rinunciato, mi sono messa pantaloni e maglione pesante e non sono stata poi male, in casa c’erano comunque 17 gradi, che un tempo, quando abitavo a Firenze, mi avrebbero fatto bubbolare dal freddo, ma ormai mi sono temprata, mi sembra quasi un bel calduccio.
Stamattina ho chiamato di nuovo il fornitore di GPL, e mi ha detto che anche per oggi niente da fare, il camion sta facendo il giro verso Manciano e non viene dalle mie parti. In soggiorno c’erano 13 gradi, in camera da letto e studio 16. Nel frattempo, stanotte c’è stato vento e la legna si è un po’ asciugata. Per fortuna è venuta Assunta, che mi ha dato una mano a portare in casa un bel carico di legna, scegliendo quella più asciutta, e altra ne abbiamo messa sotto il portico in modo che asciughi meglio; e abbiamo recuperato il telo di plastica e coperto di nuovo la catasta, ancorandolo bene perché non voli più via (spero).
E dunque ho acceso il caminetto, mi lavo con parsimonia perché l’acqua è fredda, mangio salumi o scatolette o scaldo qualche avanzo nel microonde. Potrei comunque cucinare nel forno elettrico, ma non ne ho neanche voglia.
Veramente già in novembre avevo deciso che non avrei mai acceso il riscaldamento quando ci sono io da sola, l’avrei acceso solo quando ci sono ospiti. Mi sono concessa qualche deroga in quest’ultimo mese, ma in effetti per tutto novembre e dicembre, tranne appunto nei pochi giorni in cui ci sono stati ospiti, la prima cosa che facevo la mattina era riattizzare il fuoco della sera prima nel caminetto e nella stufa. Dà un gran conforto ritrovare le braci ancora accese sotto la cenere: un momento altamente simbolico, no?
In effetti credo che, tra le tante ragioni per cui ho deciso di vivere in campagna ci sia proprio questa immediatezza e onnipresenza di simboli. Indubbiamente è un ambiente che, in me, risveglia infiniti ricordi e mi riporta quasi ipnoticamente all’infanzia; ma è anche un mondo che brulica di metafore; dalle più ovvie e universali, come l’eterna morte e rinascita della terra con le stagioni, o come il ciclo della vita con il seme, la pianta, il frutto, alle più tenui e personali, come appunto ritrovare caldo e vivo un fuoco che sembra spento. E vivere immersa in questo brodo di metafore e simboli e storie mi fa stare meglio, o almeno si addice alla mia anima ben più della vita in città, dove simili metafore e simboli sono più distanti e sfuocate. Il prezzo che si paga è, indubbiamente, qualche fatica in più e una diversa organizzazione del tempo. Portare la legna in casa, per esempio, è certamente fatica e porta via un sacco di tempo. Per ora trovo che il gioco valga la candela.
E cosa faccio barricata in casa e senza gas per cucinare? Metto a posto carte insulse (non avrei mai pensato che per mandare avanti un agriturismo avrei dovuto dedicare così tanto tempo all’amministrazione) e lavoro a uncinetto, sto facendo le bomboniere per la prima comunione di Ginevra. La vecchia zia che lavora a uncinetto davanti al caminetto, un classico!
P.S. Ha telefonato quello del GPL, dice che viene domattina.

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