mercoledì 10 ottobre 2012

Troppo da pensare...


In questi ultimi tempi mi sento spesso stanca e affaticata. Anche se il periodo brutto è passato (dal settembre 2010 al marzo 2012 è stato come vivere in un incubo), mi succede ancora troppo spesso di pensare "non ce la faccio" e desiderare di fuggire altrove. Ci sono ovviamente difficoltà banali, simili a quelle di chiunque in questa parte di mondo e in questo periodo: leggi crisi economica, per esempio. Ma resta il fatto che vivere in campagna, al di là del bel quadretto di sole che brilla, uccellini che cantano e simile agiografia, è comunque un po' più duro, un po' più difficile. Ovviamente ci vuole un carattere che non teme la solitudine, ma non sto parlando di questo, sto facendo proprio un discorso pratico. Oltre alla casa, che vuol dire pulizie, bucati, lampadine da cambiare, c'è l'orto, il giardino, ci sono gli animali, l'oliveto, e soprattutto ci sono  mille impianti da sorvegliare, riparare, controllare: 5 caldaie, un'autoclave, pompe e filtri della piscina, l'impianto di irrigazione e l'impianto elettrico che da qualche tempo dà continui problemi. E non parliamo della connessione internet, che da una settimana o poco più funziona, ma che è mancata dal 14 al 30 settembre. E' soprattutto questo che mi affatica, e che mi toglie energie per quello che sarebbe stato, avrebbe dovuto essere, pensavo che fosse, l'impegno principale del mio lavoro: accogliere gli ospiti, cucinare, raccontare storie.


Come posso uscirne? Cerco disperatamente di delegare, ma a chi?

lunedì 17 settembre 2012

Ricominciare sempre

Lunghe lunghe pause, ma facciamo finta di niente.

Sono tornata al podere qualche giorno fa, dopo un mese di assenza. Come mi succede purtroppo da qualche tempo a questa parte, non è un ritorno piacevole. Mi sento subito circondata e assillata da mille cose da fare, mille cose che non vanno. Per esempio, per l'ennesima volta non funziona internet, che sia maledetta Eutelia, o Clouditaliaorchestra, come si chiama adesso. Mi attacco al telefono e per l'ennesima volta parlo con una poveraccia che forse è scema o forse deve far finta di esserlo, e che mi dà come sempre risposte idiote. In campagna, lo so da sempre, è tutto più difficile, più complicato. Sto 3 giorni senza internet, e non è che mi manchi facebook o i miei blog di uncinetto (solo un po'....), il fatto è che aspetto mail di lavoro cui vorrei rispondere subito. Niente da fare, devo aspettare oggi, domenica, quando vengo a casa dei miei a Grosseto e posso finalmente leggere la posta.
Ma prima o poi succede sempre qualcosa che mi riconcilia con il mio podere, che mi allarga il cuore e mi fa scegliere di nuovo di viverci.


Ieri mattina scendo in piscina per pulire gli skimmer, e nel primo che apro trovo un povero riccetto infreddolito, che ha passato sicuramente tutta la notte a mollo, ed è riuscito comunque a non affogare, che Dio lo benedica, appollaiandosi sullo sportello dello skimmer.
Corro in casa a prendere macchina fotografica e guanti da lavoro. Eccolo qua.



Lo tiro fuori dall'acqua e lo metto al sole ad asciugarsi e scaldarsi. Pensavo fosse così intirizzito e spaventato che ci avrebbe messo un po' a riprendersi. Invece pochi minuti dopo sono tornata a vedere come stava e non c'era più.

 E con ciò, forse, ho dato un senso alla mia giornata.
Oggi ho salvato da morte certa una ranocchietta minuscola e una lucertola, finite nel vano motore della piscina.


giovedì 18 giugno 2009

PANZANELLA!


Me ne ha chiesto ricetta e spiegazioni giusto poco tempo fa una cliente ligure.
Il nome prima di tutto. Il dizionario De Mauro registra la voce ma dice che l’etimo è sconosciuto, accostandola comunque a panzana. Però ne ho sentito un’etimologia più che plausibile da Gerry Scotti a Chi vuol essere milionario? Pane nella zanella, cioè piccola pozza d’acqua o, per estensione, ciotola piena d’acqua. Sempre il De Mauro, per zana dice: cesta di forma ovale, poco profonda (…) ; culla usata un tempo dai contadini (…); piccolo avvallamento del terreno in cui ristagna l’acqua. E a zanella: fossetta che fiancheggia una strada, destinata allo scolo delle acque piovane.
E mi è venuto in mente qualche verso di una poesia, forse del Pascoli, che forse comincia con Lenta a neve fiocca fiocca fiocca, e in cui un verso dice: una zana dondola pian piano.
Sempre il De Mauro cita un termine longobardo che significava “cesto” e che avrebbe dato origine anche alla parola zaino; e comunque quasi tutti i significati di queste due parole sono riferiti ad un uso toscano.
Insomma possiamo immaginare che si mettesse il pane duro in ammollo in una ciotola piena d’acqua, magari piovana, raccolta abitualmente in una zana, oppure che trovandosi al lavoro nei campi il pane duro venisse ammollato in qualche piccola conca lungo un rivo d’acqua. E da qui il nome, pane nella zanella.
La ricetta è molto più semplice dell’etimologia!
Ci vuole ovviamente il pane toscano, senza sale e basso, con una bella crosta e poca mollica, ben raffermo o anche secco (in estate fa presto a seccare!).
Per 6 persone:
mezzo chilo di pane raffermo o secco (peso riferito a quando il pane era fresco)
1 cipolla rossa
3 – 4 pomodori rossi maturi
1 cetriolo
1 manciata di olive nere secche
Sale, olio, aceto, basilico
Si mette il pane in ammollo in acqua fredda. Quando è ben inzuppato si spezza e si strizza un po’ per volta tra le mani, sbriciolandolo ma senza farne una poltiglia. Si mette in una ciotola e lo si condisce con sale, olio e uno schizzo d’aceto, la cipolla rossa affettata sottile, il pomodoro a pezzi, il cetriolo sbucciato e fatto a fette, le olive e il basilico. Si mescola bene e si mette in frigo per un’ora o due.
Qualcuno aggiunge tonno, che mi sembra un’eresia; dubito che ai tempi di mia nonna si trovasse il tonno nelle nostre campagne; semmai qualche pezzetto di acciuga, che le acciughe sotto sale erano comunemente usate per insaporire anche i crostini. Tempo fa ho anche visto una panzanella con aggiunta di wurstel, e questa davvero non può essere che opera del Maligno!

COMIGNOLI







Da qualche mese ho lavori in corso nella parte di podere ancora sgarrupato, ne verranno due appartamenti. E ci sono i ponteggi che permettono di salire sul tetto. Ci sono salita un paio di volte soprattutto per fare foto da un punto di vista diverso. Questi sono alcuni dei comignoli che sono stati fatti circa 10 anni fa, durante i primi lavori. Da lassù si vedono meglio. Anche nella parte nuova ci saranno caminetti e comignoli, l’ultimo l’ha fatto Michele, il muratore, un paio di settimane fa.

mercoledì 17 giugno 2009

LA CLEMATIDE




Torniamo indietro un paio di mesi, per giustizia. Ho messo la foto del glicine, ma direi che la clematide non è meno bella.

mercoledì 20 maggio 2009

LA TORTA DELLA COMUNIONE



Maggio è tempo di comunioni, quasi tutte le domeniche ne abbiamo una o più. Quasi sempre prepariamo questa torta, un pan di Spagna farcito con crema e ricoperto di panna.

Per il pan di Spagna
5 uova
5 cucchiai di zucchero
5 cucchiai di farina
1 bustina di lievito vanigliato
Burro per la teglia
1) Dopo vari esperimenti, ho deciso che questo è il modo più facile, e veloce di preparare il pan di Spagna, forse poco ortodosso ma viene comunque buono. In una ciotola ampia frullare le uova intere con lo zucchero e un pizzico di sale. Frullare a lungo, finché il composto “scrive”, e cioè lasciando cadere una scia di composto sul composto stesso, resta per un attimo una traccia prima di essere di nuovo assorbito.
2) Imburrare abbondantemente una teglia rettangolare di alluminio, di quelle per lasagne da 12 porzioni.
3) Versare la farina e la bustina di lievito nel setaccio e setacciare direttamente sul composto di uova montate in due volte. Dopo ogni aggiunta mescolare con grande delicatezza, dal basso verso l’alto con un cucchiaio di metallo.
4) Versare il composto nella teglia preparata livellandolo bene, infornare a 150 gradi per 20 – 25 minuti. Attenzione a non cuocere troppo, appena è rassodato e dorato in superficie si può spegnere.
5) Quando è freddo, tagliare in due orizzontalmente e bagnare abbondantemente pennellando con la metà di uno sciroppo preparato con 3 / 4 di litro d’acqua e 4 o 5 cucchiai di zucchero.

Per farcire uso la crema di cui ho già dato la ricetta, ma la ripeto qui per comodità:
6 uova
9 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di maizena
1 litro di latte
1 bustina di vanillina
1 pizzico di sale
In una casseruola molto grande, con un frullino elettrico, frullare le uova intere con lo zucchero, il sale, lo zucchero e la maizena. Aggiungere in due o tre volte il latte freddo frullando tra un’aggiunta e l’altra. Si comincia a formare della schiuma sulla superficie. Mettere sul fuoco a calore alto, girare per qualche minuto con un mestolino, poi frullare di nuovo, continuamente, con il frullino elettrico. La schiuma cresce e monta sempre di più (per questo il tegame dev’essere grande almeno il doppio del liquido quand’è freddo) . Quando la crema sta per bollire, invece, la schiuma si affloscia e sparisce del tutto intanto che la crema si addensa. Frullare sempre, girando lungo i bordi del tegame, spegnere il fuoco e mescolare ancora con il mestolino incorporando la bustina di vanillina.

Girare di tanto in tanto e far raffreddare appena, poi mentre la crema è ancora calda e fluida versarla sulla parte inferiore del pan di Spagna. Coprire con la metà superiore e bagnare bene con l’altra metà dello sciroppo di acqua e zucchero. Mettere in frigo fino al momento di servire.

E adesso montiamo 500 ml di panna fresca con 2 o 3 cucchiai di zucchero, spalmarne una parte sul dolce, versare la rimanente in un sac a poche e guarnire secondo fantasia. Siccome è anche tempo di fragole, a volte si guarnisce con fragole tagliate a fettine. Eventualmente si possono mettere le fragole anche dentro, insieme alla crema. Le rose delle foto sono vere e fresche, appena colte in giardino.

Per la torta farcita alla cioccolata, preparare la crema esattamente allo stesso modo, e appena spento il fuoco, mentre è bollente, aggiungere 150 gr di cioccolata fondente tagliata a pezzetti e mescolare continuamente per farla sciogliere.

IL GOLFINO DI MATILDE


Quest’inverno ho lavorato parecchio ai ferri e a uncinetto. Ho fatto una copertina e un golfino per Alessandro, il mio nipotino più piccolo, una coperta a uncinetto che regalerò a Deda per la sua casa di campagna e altre cosette. Tra cui anche questo golfino che ho regalato a Sévérine per la sua bimba, Matilde, che è nata lo scorso novembre.
Ho una gran quantità di riviste di maglia, soprattutto Rakam e Mani di Fata. Alcune sono molto vecchie, erano di nonna e risalgono agli anni ’50, quando faceva golfini ai ferri per me e per Bruno. Io ne compro ancora adesso, anche se solo d’inverno riesco ad avere tempo per concludere qualcosa. Tra l’altro ho scoperto che Mani di Fata ha un bel sito (http://www.canetta.it/) dove ho ordinato diverse riviste. Le cose per bambini piccoli sono in genere piuttosto veloci da fare, e soprattutto le copertine sono facili e graziose.